mercoledì 29 giugno 2011

La barca di san Pietro



Fin da quand’ero piccola ho sempre amato il succedersi delle stagioni scandito dalle piccole tradizioni di famiglia o accompagnato dalle usanze di "una volta".
Qualche anno fa, quando la Pulce non c’era ancora, mentre preparavo i biscotti di Natale o i tortelli di san Giuseppe, mi domandavo se tenere vive le tradizioni avesse senso, se non fosse solo uno sterile attaccamento al passato.
Adesso che lui c’è e mi inonda di perchè ed è capace di stupirsi e di meravigliarsi mi sembra che mantenere soprattutto quelle usanze circondate da un alone incantato abbia finalmente un senso.
Così, ieri sera, vigilia di san Pietro, l’ho convinto a venire nell’orto per preparare una magia....
Tutto compreso mi ha seguito, portando con attenzione un uovo; abbiamo riempito di acqua fino a poco più di metà un vaso di vetro e l’abbiamo sistemato nel prato, sotto l’ulivo; poi la Pulce ha rotto l’uovo e abbiamo  versato con attenzione l’albume nell’acqua.
 “Vedrai che magia domani mattina.... nel vaso arriverà un veliero!”
“Perchè?”,
“Perchè la luna di notte e la rugiada del mattino fanno una magia....”
E ce ne siamo andati, lasciando il vaso scoperto.
Questa mattina  l’ho svegliato,  immusonito come ogni mattino (come suo padre).
“Pulce, andiamo a vedere se è arrivato il veliero?”
Senza discutere è trotterellato in soggiorno, ha infilato i sandali e via .... nell’orto, dove  mi sono goduta la sua espressione davanti al vaso nel quale  - per magia – sono comparsi i filamenti bianchi  e lattiginosi  che formano la “barca di san Pietro”.
“Mamma è arrivato il veliero!”
“E’ vero! Guarda quante vele”
“Mamma, per chi è questo veliero?”
“E’ la barca di san Pietro”
“No mamma, una vela è di san Pietro e l’altra è mia... adesso andiamo che mi scappa la pipì!”


Note a pie’ di pagine
Per la barca di san Pietro, che va preparata la sera del 28 giugno occorrono:
- 1 chiara d’uovo
- 1 fiasco senza paglia o, in mancanza, un vaso di vetro trasparente, piuttosto panciuto
Si riempie d’acqua fino a poco più di metà il vaso e  vi si  versa piano la chiara d’uovo
Si pone il vaso sotto una pianta e lo si lascia all’aperto tutta la notte  perchè prenda la rugiada
Durante la notte la chiara crea dei filamenti che hanno vagamente la forma di una barca con le vele, che prende il nome di “barca di san Pietro”.
Se la barca è venuta bene l’annata sarà fortunata.

Questa usanza  mi è stata insegnata da mia suocera, sulla base dei suoi ricordi di bambina; la prima volta, anni fa, la barca è venuta benissimo, ma il mio “raccolto” non c’è stato.
Anche quest’anno  il veliero dispiega le sue vele : come sarà il futuro?

giovedì 23 giugno 2011

Finalmente!


E' arrivata l'estate, finalmente!
Finalmente al mattino quando faccio colazione, prestissimo, da sola, nella cucina ancora silenziosa e in ordine, posso godere della vista del cielo già chiaro, degli alberi che svelano, pian piano, ciascuno la sua sfumatura di verde;  quando, poco dopo - meno romanticamente - ritiro la biancheria asciutta  e il lago  brilla con la prima luce, so che nel giro di poco più di un'ora il terrazzo sarà già inondato di sole.
Finalmente hanno avuto pieno diritto di soggiorno nel mio armadio la gonna da “alga”, leggera e svolazzante, che mimetizza le “larghezze” e nasconde le gambe color mozzarella, il vestitino da bomboniera verde e azzurro pastello e quello nero quasi vintage (era di mia madre, fine anni sessanta) che, come al solito, non metterò mai perchè non ci sarà nessuna occasione, la gonna color champagne a pois bianchi, comprata l'estate dopo la nascita della Pulce e con cui mi sento più giovane (o meno vecchia....)
Finalmente posso mettere da parte la serie di ballerine blu, grigie, nere e sfoggiare i miei sandali nuovi....Peccato poterne portare solo un paio per volta, perchè, quest'anno - per sfida alla sorte - mi sono sbizzarrita: vertiginosamente alti con la zeppa di sughero, raso terra  "alla schiava", come diceva mia madre, di tela a righine colorate, blu e molto bon ton in previsione del matrimonio di mio fratello.
E, finalmente, l'estate è arrivata anche in cucina: non preparo una torta salata con pomodorini e erbe aromatiche per vincere il grigiore di un pomeriggio di pioggia, ma un sugo fresco e profumatissimo che, in casa mia, segna veramente l'arrivo dell'estate!
La ricetta originaria si chiama "sugo in rosa", ma siccome lo  abbiamo assaggiato la prima volta a casa di una carissima amica dei miei genitori, a cui noi fratelli eravamo così affezionati da chiamarla zia, ormai è noto, nel nostro "lessico famigliare", come

SUGO DELLA ZIA PAOLA

Ingredienti (per 6 persone)

  •          15 foglie di basilico
  •          10 olive verdi snocciolate
  •          10 olive nere snocciolate
  •          1 pizzico di origano
  •          1 cucchiaio di capperi sott’aceto
  •          2 cucchiai colmi di grana grattugiato
  •          1 vasetto di yogurt naturale (125 g. assolutamente non zuccherato)
  •          8 cucchiai di olio extravergine di oliva
  •          200 di pomodorini ciliegini (ma vanno bene   anche i perini ben maturi)
  •          sale  e pepe


Procedimento


Mettere basilico, olive nere e verdi, capperi, basilico, origano, pomodori e olio nel frullatore;  frullare per pochi minuti; aggiungere il grana e aggiustare di sale (e di pepe se piace). Aggiungere lo yogurt e frullare ancora.
Il risultato è una salsa molto morbida (che non ha il colore arancione della foto, ma è più rosata) con cui condire la pasta ben calda (perfette le penne o comunque pasta corta).
Se l’idea dello yogurt spaventa, lo si può sostituire con 150 grammi di ricotta; la salsa i nquesto caso  ha un sapore più delicato.

Attenzione!
Molti degli yogurt naturali in commercio sono leggermente zuccherati e  vanno evitati nella preparazione di questo sugo, esattamente come gli yogurt alla frutta: mia madre per sbaglio aveva usato uno yogurt all’ananas: il risultato è stato immangiabile!

Dedicato a .... mia sorella: la Pulce lo chiama “il sugo della zia Paolina”, riferendolo - appunto - a mia sorella e non alla  zia Paola della mia infanzia, vera signora d’altri tempi e perfetta padrona di casa..... ma questa è un’altra storia.

Precisazione: difficilmente in questo blog si vedranno foto  con la pasta ben "agghindata"  e condita nel piatto, perchè se mi metto a fotografare prima di servire in tavola, cercando la luce giusta e la composizione perfetta, si mangia tutto freddo.....



sabato 18 giugno 2011

Una goccia di pioggia.....



Una Goccia cadde sul Melo -
Un'altra - sul Tetto -
Una Mezza Dozzina baciarono le Gronde -
E fecero ridere i Frontoni -
Alcune si spinsero oltre per aiutare il Ruscello -
Che andava ad aiutare il Mare -
Io Congetturavo che fossero Perle -
Che Collane sarebbero state -
La Polvere fu rimpiazzata, nelle Strade in Salita -
Gli Uccelli cantarono giocosi -
La Luce del Sole gettò via il Cappello -
I Cespugli - sparsero lustrini -
Le Brezze portarono afflitti Liuti -
E li bagnarono nel Gaudio -
Poi l'Oriente espose un'unica Bandiera,
E siglò la fine della Festa -

                                          Emily Dickinson


... speriamo che l'arcobaleno arrivi presto!

lunedì 13 giugno 2011

Orgoglio e pregiudizio

Davanti a me, nella paretina di roccia, quattro  pioli di ferro, dietro di me il resto del gruppo di amici, sotto non si vedeva perchè c'era nebbia, ma non sicuramente un prato verde, e  sopra, là dove riprendeva il sentiero, lui che – indisponente come sempre – si rifiutava di tendermi la mano: “ci sono gli appigli, non c’è bisogno di aiuto, un piede là e una mano lì e vieni su da sola”.
Ecco, io quattro anni dopo quel ragazzo, a volte arrogante, spesso beffardo nei miei confronti, decisamente antipatico l’ho sposato…..
La prima volta che  abbiamo festeggiato insieme il suo compleanno, ma insieme solo per caso e perché eravamo con amici comuni,  risale proprio ai tempi in cui ancora ci detestavamo cordialmente,  in una sorta di “Orgoglio e pregiudizio” in cui il mio signor Darcy (che non si chiama Fitzwilliam) faceva di tutto per provocarmi e mettermi in difficoltà e io passavo alternativamente per povera oca o per gelida altezzosa.
Da quella  enorme crostata alla frutta  sono passati più di dieci anni e  - dall’inizio del nuovo millennio- la responsabilità della sua torta di compleanno è diventata mia.

siccome a me piace cambiare e – almeno in cucina – si può fare, ogni  compleanno il dolce  è stato una sorpresa.
La torta che ho preparato  quest’anno mi tentava da molto tempo, se non altro per il nome “Prinz Eugen Torte” (io, al massimo, ho un prugna con il mio nome), ma ogni volta la scartavo con una scusa : non ho le mandorle, dove trovo i ribes neri, lui non ama la panna, lui preferisce le torte con la frutta, non si festeggia con un esperimento….
Quest’anno non ho resistito: Prinz Eugen Torte adattata ai gusti e alle risorse di casa.

PRINZ EUGEN TORTE
(adattamento da  «Torte e dolci del Nord» di Claudia Bonitz Begalli)


INGREDIENTI


Per la pasta base
-         70 g di burro
-         150 g di zucchero
-         4 uova
-         150 g di cioccolato fondente
-         160 g di mandorle pelate
-         1 cucchiaio di brandy
-         1 cucchiaio di rum

Per il ripieno 
-         250 g di mirtilli
-         100 g di lamponi
-         250 ml di panna fresca
-         zucchero a velo
 

In una ciotola sbattere il burro ammorbidito, lo zucchero e i tuorli sino ad ottenere una spuma. Fondere il cioccolato in un tegamino mescolandolo; lasciarlo intepidire e  amalgamarlo ai tuorli sbattuti. Aggiungere quindi le mandorle macinate finemente, il brandy e il rum.
Montare a neve gli albumi ed aggiungerli all’impasto, facendo attenzione a non smontarli.
Versare in uno stampo imburrato e cosparso di pan grattato e cuocere in forno per 40 – 45 minuti a 180°.
Togliere la torta dallo stampo (attenzione, si rompe facilmente!) e lasciarla raffreddare.
Incidere sulla superficie un disco spesso 1 cm (la ricetta dice mezzo cm, ma io ho usato uno stampo un po' anomalo di circa 20 cm di diametro, per cui è venuta un po' alta), lasciando tutto intorno un bordo di 2 o 3 cm.
Qui inizia la mia “variazione sul tema”.
Cuocere 200 g di mirtilli con pochissimo zucchero e un cucchiaio di acqua per pochi minuti, lasciarli raffreddare ed distribuirli sulla torta, nell’incavo creatosi togliendo il disco di pasta.
Montare la panna  ben ferma e zuccherare con lo zucchero a velo. Distribuire la panna sui mirtilli, formando una cupola o una “montagnetta” e decorare con i lamponi e i mirtilli rimasti.

Versione originale
Utilizzare ribes neri al posto dei mirtilli.
Tagliare a pezzi il disco di pasta tolto dalla superficie della torta e  farlo seccare in forno senza bruciarlo e quindi ridurlo in briciole.
Mescolare 50 g di cioccolato al latte grattugiato alla panna montata.
Distribuire la panna sui ribes formando la montagnetta e cospargerla con le briciole di pasta. 

Precisazione storica
Il principe Eugenio cui si riferisce la torta  apparteneva alla famiglia dei Savoia-Soissons, militò giovanissimo al servizio degli Asburgo ed intraprese la carriera militare divenendo ben presto comandante dell'esercito imperiale, contribuendo tra l'altro alla vittoria sui Turchi nel 1683.

Ingrediente aggiuntivo
Le manine impegnate a pasticciare nelle foto sono dell'altro amore della mia vita .



lunedì 6 giugno 2011

...il pleut ....


Un ponte del due giugno trascorso in casa, tranquilla, con i due grandi amori della mia vita, per apprezzare quello che ho e accettare piano piano il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato....
Un ponte del due giugno grigio, grondante di pioggia, durante il quale, almeno in cucina, ho cercato di creare un po' di anticipo d'estate con il profumo delle erbe aromatiche e con il colore dei pomodori.
Anni fa, Madame D., un'amica francese, ha regalato a mia madre un bellissimo libro dedicato alle torte dolci e salate: nel giro di poco tempo il libro è finito nelle mie mani e lo sfoglio spesso, se non altro per le splendide fotografie. Ho provato più di uno dei dolci proposti, mentre tra le torte salate quella che mi ha conquistato è la torta con erbe aromatiche, pomodorini e feta, presentata nel libro sotto forma di  tortine monoporzione.
Le ricette sono rigorosamente scritte in francese, che io - altrettanto rigorosamente - non parlo: mi ingegno con una traduzione "un tant al toc" (un tanto al pezzo), mettendo a frutto la conoscenza del latino, del dialetto lombardo e ... l'intuizione (con questi tre strumenti, durante il viaggio di nozze, a zonzo per la Provenza, elaboravo per mio marito delle azzardate traduzioni degli articoli di sport dei quotidiani francesi).
Devo precisare che, per forza di cose, anche gli ingredienti vengono "tradotti", o meglio adattati, per cercare un equivalente nei supermercati italiani e per alleggerire le ricette che spesso prevedono l’uso di abbondante panna.

TORTA SALATA ALLE ERBE AROMATICHE, POMODORINI E FETA
(adattamento della ricetta proposta nel libro
"Délicieuses tartes sucrées et salées" di Maxine Clark)


INGREDIENTI

1 rotolo di pasta sfoglia

per il ripieno
  •          400 grammi di ricotta
  •          2 uova grosse
  •          4 cucchiai di erbe aromatiche   fresche miste           
              (erba cipollina, origano, timo, basilico .....) tritate finemente
  •          3 cucchiai di grana
  •          sale

per la guarnizione
  • 8/10 pomodorini
  • 1 spicchio d’aglio
  • origano secco
  • sale
  • 80 grammi di feta (circa), tagliata a cubetti
  • 8/10 rametti di timo

PROCEDIMENTO

In una terrina mescolare la ricotta e le uova; aggiungere il grana, le erbe aromatiche tritate e aggiustare di sale. Rivestire una tortiera (io uso una pirofila quadrata perché è più facile poi sistemare i pomodorini) con la carta da forno e stendervi la pasta sfoglia. Versarvi  il ripieno di ricotta e erbe aromatiche; tagliare la pasta in eccedenza e ripiegare il bordo. Infornare a 200° per 30 minuti (o comunque fino a che la pasta è dorata).
Tagliare a metà i pomodorini lungo l’ “equatore” e disporli in una piccola teglia girati verso l’alto; mescolare in una tazza olio, origano, aglio (se piace) e sale e irrorare i pomodorini con questo condimento; far cuocere i pomodorini in forno per circa 45’ (devono asciugarsi un po’).
Far raffreddare la torta e metterla su un piatto da portata; quando i pomodorini sono pronti, lasciarli raffreddare e disporli ordinamente sulla torta. Sopra ogni pomodorino mettere un dadino di feta e un rametto di timo.
La torta può essere tagliata a quadratini (ognuno con il suo bravo pomodorino al centro) e servita per accompagnare l’aperitivo. 

mercoledì 1 giugno 2011

In forno!

Dopo prove e tentativi, dopo molti impasti e lievitazioni, sforno anch'io il mio blog di cucina!
Nessuno ne sentiva sicuramente  il bisogno, ma io in questo momento un po’ particolare  avevo  voglia di misurami  con qualcosa di nuovo.
Cucino per necessità (ovviamente), ma anche per divertirmi e rilassami, per esprimere amore quando non bastano le parole, per il piacere di riunire gli amici a tavola , per  ritrovare - in un profumo o in un sapore particolare - un momento felice o una persona cara, per cercare di superare - tra un impasto e una marmellata - affanni e delusioni.
Molti dei piatti che preparo fanno parte del bagaglio familiare, della mia dote di sposa e vorrei  proseguire qui, in versione moderna, quanto iniziato anni fa da mia madre e mia zia, le quali - nei loro "almanacchi della buona cucina e della memoria" dai quali attingo a piene mani - avevano trascritto le ricette della tradizione familiare. Ma  sono  anche curiosa di sperimentare i piatti che trovo sulle riviste di cucina o nei blog altrui e così, sulla nostra tavola compaiono anche degli "esperimenti" , che sottopongo al palato esigente di mio marito; a volte, poi, abitando in un minuscolo paesino, sono costretta a qualche adattamento in corsa perchè  quando decido di mettere in tavola qualcosa di nuovo  e mi accorgo all'ultimo di non  avere in casa tutti gli ingredienti, non posso rimediare rivolgendomi al "negozio di fronte".
Non sono invece per niente creativa (in nessun campo!) per cui nessuna delle ricette è frutto della mia fantasia.

Quanto al banalissimo titolo.... dalla lista dei candidati ho scelto "Fior di sambuco" perchè il fiore di sambuco è il protagonista della prima torta che, tanto tempo fa, da ragazzina, ho imparato a preparare: il "pan meino". Una torta semplice, rustica e campagnola, senza pretese, che riesce sempre e che si distingue per questo ingrediente primaverile, il fiore di sambuco appunto, che - secondo la tradizione lombarda - è nel suo pieno splendore a fine aprile, per San Giorgio. Quest'anno, per tanti motivi, sono in ritardo e, invece che per il 23 aprile come vorrebbe la consuetudine di famiglia anche per festeggiare l'onomastico di mio suocero, il "pan meino" va in forno (e in rete), oggi 1° giugno.

P.S.: i fiori che fanno da sfondo al titolo, ovviamente, non sono sambuco.... ma in questo periodo amo le margherite....

PAN MEINO



Ingredienti:
300 g farina bianca
200 g farina gialla
200 g di zucchero
200 g burro
2 uova
1/4 l latte
1 bustina di lievito per dolci
1 pizzico di sale
2 o 3 fiori di sambuco

Quando preparo questa torta ad uso puramente "domestico", dimezzo le dosi.

In una ciotola capiente mescolare le due farine, lo zucchero, il pizzico di sale; unire le due uova e il burro fuso.
Ammorbidire l'impasto con il latte (deve essere cremoso). Unire   i fiori di sambuco "sgranati".
Aggiungere il lievito miscelato  con un po' di farina bianca e mescolare bene.
Versare l'impasto in una tortiera precedentemente imburrata e cosparsa di pan grattato (o biscotto grattuggiato o farina).
Spolverizzare la superficie della torta con un po' di zucchero, lasciando libero un bordo di circa 2 cm.
Cuocere per 45/50 minuti in forno preriscaldato a 180°.
Servire fredda o tiepida.


Il fiore di sambuco
Il sambuco fiorisce praticamente ovunque e  si vedono  spesso  le larghe infiorescenze gialline sugli alberi a bordo strada, ma non so quanto sia sano utilizzare quei fiori per la torta.....
Io sono fortunata, dato che, lungo i sentieri che salgono verso i boschi dietro casa, il sambuco fiorisce indisturbato: sicuramente l'inquinamento arriva anche qui, ma almeno i poveri fiori di sambuco non sono coperti di polvere.
Io lo raccolgo e lo uso fresco per la prima torta della stagione, poi lo faccio seccare  per poterlo utilizzare anche "fuori stagione".

Avvertenza per i commensali
Capita che chi mangia questa torta per la prima volta guardi la cuoca con sospetto: che cosa sono i granelli e i filini scuri che punteggiano l'impasto giallo della torta? moscerini? formiche? E' meglio avvisare quindi che quei puntini scuri altro non sono che il fiore di sambuco...

Una dedica speciale
Alla mia nonna paterna, che ho conosciuto troppo poco (ma con la quale ho in comune almeno la maternità tardiva) e che è la fonte di questa ricetta e a mio fratello, che ama le torte più raffinate e farcite e che, da bambino, chiamava il pan meino "torta tristezza" (forse non l'ha mai mangiata con le varianti riportate qui sotto).

Varianti
La mia nonna paterna serviva questa torta con la panna montata;  ad un corso di cucina che ho recentemente frequentato è stato proposto di prepararla in formato monoporzione, con una composta/salsa di frutti di bosco.