martedì 21 febbraio 2012

Chi ha paura del drago?



Ho cucinato in questi giorni  (e bene anche), ma soprattutto ho cucito..... 
Certo la nonna sarta (quella che ha trascorso la prima notte di nozze in rifugio antiaereo per uno dei primi bombardamenti su Milano nell’agosto del 1940) avrebbe guardato orripilata la stoffa stesa per terra, il gessetto Ikea per  tracciare le linee di taglio, il metro da falegname a supplire quello da sarta che non era lungo a sufficienza,  il mio dito senza ditale, le imbastiture con una vecchia matassina inutilizzabile di filo da ricamo; avrebbe scosso la testa di fronte al capovolgimento di ogni procedura (ma non potevo portarmi in ufficio tutto l’animale, per approfittare anche della pausa pranzo) e avrebbe guardato con un certo scetticismo  i punti imperfetti, le cuciture ondeggianti ..... 

Ma il retro, come sempre, non si vede e la Pulce ha sfilato – come desiderava – vestito da drago (e  forse anche la nonna avrebbe sorriso , spero con indulgenza,  di fronte al risultato)
Nota a piè di pagina n. 1: costo dell’operazione €. 10 (n. 2 copertine di pile verde al supermercato); lo scampolo di pile arancione era da anni  nel baule magico in cui conservo tutto quello che – prima o poi – torna utile; l’imbottitura della coda è il “ripieno” di un paio di vecchi cuscini  e quella delle gobbette  la gomma piuma dei cuscini della cucina, ormai inservibili.

Nota a piè di pagina n. 2: posso dirlo? mi sono divertita.....come quando cucino!





lunedì 13 febbraio 2012

"Al paradiso delle signore"

C’è un negozio in centro (città) di cui guardo sempre volentieri le vetrine, nel quale entro ancora più volentieri, certa di trovare quello che cerco,  dal quale esco soddisfatta e con il desiderio di tornare quanto prima perchè su più d’uno degli articoli esposti ho lasciato il cuore. Non è una gioielleria, dove mi sembra di dover esibire il cedolino dello stipendio prima di varcare la soglia, nè uno dei negozi di abbigliamento dove  entro malvolentieri soprattutto se sono presidiati da commesse di bella presenza che mi squadrano con occhio critico e sentenziano  - forti della loro taglia 42 – “No signora, per lei non abbiamo nulla, quest’anno solo abiti di maglia....” , non è neppure un negozio di scarpe, che affronto invece abbastanza spavalda e neppure una pasticceria  o una profumata panetteria; non è una merceria, dove divertirmi a  scegliere i fili da ricamo in infinite sfumature di colore e neppure una cartoleria o una libreria, in cui scovare un libro nuovo per la Pulce.
Questo “paradiso”  è un negozio di “porcellana e affini” (il nome non permette di dubitare su quali articoli venda) ha ampie vetrine su tre lati, ben allestite  che io e madre ammiravamo sempre e nel quale mai mi sarei sognata di entrare, fino al momento del miomatrimonio. Mi sentivo intimorita di fronte a tutte le delicate bellezze esposte; mi era sempre  sembrato che l’accesso fosse consentito solo a persone di rango superiore, a signore della buona società capaci di distinguere senza indugio un Baccarat da un cristallo di Sèvres, abituate a sorseggiare il caffè o il te da porcellane di Limoges o a utilizzare solo posate d’argento, non a un’anonima impiegata, sia pure con gusti ben precisi.
La delusione accumulata nel girare per definire la famosa "lista nozze" in tutti i negozi  consigliati da amiche e colleghe già sposate e nei quali  le mie richieste di futura padrona di casa si scontravano sempre con le solite risposte “non si usa, non è di moda, è troppo classico”,  il tentativo di  una commessa di convicermi dell'assoluta indispensabilitàdi un bollilatte che costava come se fosse stato d'oro,  la sicurezza che mi veniva dal fatto di sentirmi - come tutte le future spose - più bella del solito, mi hanno dato comunque il coraggio di entrare in un freddo pomeriggio di febbraio di tanti anni fa, con il mio allora fidanzato e futuro marito  e di uscire deliziata intestataria di una lista nozze che teneva conto dei miei gusti, ma anche del fatto che non ero l'erede al trono con un seguito miliardario. 
Da quel febbraio non mi limito più solo a guardare incantata le vetrine,  ma entro anche se non spesso come vorrei, senza timore, anche se sono ancora una banale impiegata.
La prima volta che sono tornata, pochi mesi dopo il matrimonio ho esordito, con un certo imbarazzo,  dicendo “Ho combinato un guaio...  ho rotto ......" (e io rompo abbastanza di frequente)
“Ma bene signora!   – mi ha risposto  il proprietario, lasciandomi basita,  e ha continuato -  sono contento perchè per fortuna ci sono clienti che rompono come lei, altrimenti io avrei già chiuso....”
Di recente, mentre sceglievo il regalo per una carissima amica che ha varcato la soglia fatidica degli -anta, mi sono guardata intorno e ho commento “Io mi sposerei ancora, solo per rifare qui la mia lista nozze e farmi regalare  ancora tante cose belle.... – e alla commessa che mi ha guardato  interdetta ho precisato – “ con lo stesso marito, ovviamente ....”
Buon San Valentino .....

La ricetta non è strettamente legata a San Valentino  ma è uno dei piatti preferiti di mio marito, lombardissimamente amante del riso ed ha il vantaggio di poter essere preparato in anticipo (domani mattina) infilando la pirofila in forno al momento giusto (quando arriveremo a casa dal lavoro)



RISO ALLA VALDOSTANA


INGREDIENTI
(per 6 persone)
450 grammi di riso
70 - 100 grammi di funghi porcini secchi
prezzemolo abbondante
 1 spicchio di aglio
300 grammi di fontina (o fontal se non piace il sapore molto deciso della fontina)


PROCEDIMENTO
Ammollare i funghi secchi in acqua tiepida e pulirli bene; preparare un intingolo con i funghi, il prezzemolo e l'aglio, aggiustandolo di sale. Tagliare la fontina a cubetti, tenendone da parte delle strisce sottili
Cuocere il riso in abbondante acqua salata, scolarlo e condirlo con burro e grana.
Imburrare una pirofila e procedere in uno di questi modi:
  • altenare uno strato di riso, uno di funghi e di fontina, terminando con le fettine sottili di fontina, il grana e qualche fiocchetto di burro
  • condire il riso con i funghi e la fontina, terminando sempre con la fontina come detto sopra
Infornare a 180°, per una buona mezz'ora. Servire ben caldo accompagnando, eventualmente, con un po'di intingolo ai funghi tenuto da parte e allungato con un  paio di cucchiai di panna liquida.


Nota a piè di pagina n. 1: mio marito ha eletto il negozio a suo fornitore ufficiale e sa che - se è a corto di idee - lì qualcosa per me lo trova sempre.

Nota a piè di pagina n.2: il problema a questo punto però è lo spazio perchè il negozio in questione non è il mio unico "fornitore", dato che non so resistere al reparto casalinghi dell'Ikea (che per fortuna non è così vicina)

Nota a piè di pagina n.3:  le foto, risalgono ovviamente ad un'altra occasione. Domani mattina mentre berrò il mio te aleggerà nell'aria l'aroma di funghi porcini...

domenica 5 febbraio 2012

Elenchi



L'acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglia.
L'amore, da un'impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.

Emily Dickinson
 


Dopo avere ricevuto questo da Anthea di Fiocchi di parole 
(e la ringrazio),



 ecco sette cose di me:

  1. Sto meglio dietro le quinte che sotto i riflettori: ho meno problemi a cucinare per molte persone che a parlare in pubblico.
  2. Ho un bagaglio consistente di ricette della tradizione, ma in cucina sperimento volentieri.
  3. Scelgo per gioco una casa in ogni posto che visito, ma torno sempre al paesello.
  4. La meta del mio viaggio di nozze è stata la Provenza, a zonzo senza programma e senza meta tra castelli, village perchés e abbazie .
  5. Spenderei una fortuna in telerie per la casa, formine per biscotti, tortiere e farine.
  6. Mi piace la musica, con un'insana passione per l'opera lirica, ma non so suonare nessuno strumento e sono vagamente stonata.
  7. I miei fiori preferiti sono il calicanto e il gelsomino.

Non me ne voglia Anthea ma giro lo stesso premio a chiunque mi segua e voglia raccontarsi.
Grazie a tutti!