sabato 23 giugno 2012

Estate



Gli incantevoli fiori mi imbarazzano,
Mi fanno rammaricare di non essere un'Ape -

Emily Dickinson 

Buona estate a tutti.....


Aderisco con grande piacere all'iniziativa  
"Innestare poesia" di Piccolalory 
del blog  Giorno per giorno
(vado a ... innestare!)
 

martedì 12 giugno 2012

More d'altri tempi



Quest'anno il compleanno del signor Darcy è stato festeggiato in modo un po' sgarruppato e frettoloso  perchè io sono tornata a casa tardi e la cenetta raffinata -  rimandata ad un momento lavorativo meno complicato - è stata sostituita da una pizza, i regali non sono state sorprese, come non lo è stata la torta.
Per riscattarmi  e figurare ogni tanto come una brava moglie ho voluto preparare dei (rapidi) dolcetti per addolcire le giornate lavorative, con  quanto  di più simile ai mirtilli io avessi  a disposizione, ciè con queste .....
 
More precoci , raccolte durante una delle solite passeggiate domenicali o piccoli frutti pagati a peso d’oro dal fruttivendolo? 
No, non sono frutti che non si trovano sui banchi dei supermercati  e – credo – nemmeno nei negozi più sciccosi e raffinati, anche perchè si tratta di frutti decisamente demodè:  sono le more di gelso, i frutti del “muron”, pianta che qui sul lago una volta era comunissima perchè le foglie costituivano l’alimento  fondamentale dei “cavelèe” ,  i bachi da seta,  allevati in casa dalle famiglie contadine. Nella cucina della mia casa paterna c’è il camino non per caso: quella era la stanza dei cavalèe che venivano alloggiati su rustici scaffali, nutriti con le foglie di gelso, la cui raccolta era affidata soprattutto ai bambini, e che dovevano essere tenuti al caldo. I bozzoli venivano poi venduti a piccole  filande locali, dove lavoravano le ragazze  del paese e dei dintorni: scendevano anche – lungo la mulattiera delle nostre passeggiate domenicali – da C., facendo ogni giorno una camminata di circa tre quarti d'ora attraverso il bosco: cantavano per farsi coraggio, snocciolavano il rosario e, per avere un punto di riferimento nel bosco, buio alle prime ore del giorno,  la prima sollevava le gonne e mostrava a quelle che seguivano i mutandoni bianchi .....così almeno raccontava la mia nonna paterna, che – prima di essere mandata a servizio a Milano – aveva lavorato al “canatori”.
Ormai i gelsi sono spariti: poco decorativi, non più indispensabili per la bachicoltura locale ormai morta e sepolta, sono stati eliminati. Ne rimane qualcuno, conservato più che altro per ricordo, quasi per testimonianza del passato e della tradizione.
Fino a un paio di anni fa guardavo il gelso del giardino distrattamente mentre scendevo le scale ... era lì e basta; ma due anni fa la Pulce è arrivato in cucina con le manine viola, tutto fiero di aver raccolto le bacche scure che facevano capolino tra le foglie. Ne abbiamo assaggiata una, dolce, dolcissima poi ne abbiamo raccolto una ciotolina, poi un’altra, poi ci siamo accorti che avevamo bisogno di una marmitella, poi la nonna ci ha accompagnato sopra l’orto dove un’altra pianta di gelso aspettava che qualcuno si ricordasse di lei e alla marmittella abbiamo sostituito un cestino..... ora della fine, dopo averle mangiate “nature”, nella macedonia e con lo yogurt le abbiamo trasformate in marmellata, colorando le mani e la faccia di blu, perchè queste more nostrane, dal fascino antico,  hanno un cuore dolcissimo e un sapore di violetta, ma lasciano il segno sulle dita, sul fondo del lavello della cucina, sulla maglietta della Pulce... 

MUFFIN "DEL MURON"

Ingredienti

300 grammi di farina
100 grammi di zucchero
1 uovo
100 grammi di burro 
1,5 dl di latte
1 pizzico di sale
mezza bustina di lievito per dolci
1 manciata di more di gelso


Procedimento


Sciogliere il burro a fuoco dolce e lasciarlo intiepidire; mescolare in una ciotola la farina, lo zucchero, il lievito e il sale; sbattere l'uovo in una tazza, unire il burro e il latte; unire la parte liquida alla farina e  mescolare rapidamente; aggiungere le more e dare un'altra rapida mescolata in modo da distribuirle nell'impasto.
Versare l'impasto con un cucchiaio negli stampini riempiendoli per circa 2/3 (io metto i pirottini di carta negli stampini di alluminio, risparmiandomi il noiosissimo compito di imburrare e infarinare ogni stampino)
Infornare a 180° per una mezz'oretta o comunque fino a che i dolcetti sono sono dorati.


Nota a piè di pagina n. 1: non prendete troppo sul serio questa ricetta: sono banalissimi muffin che avrebbero dovuto essere ai mirtilli perchè al signor Darcy però piacciono molto i frutti di bosco,  ;  non avendone a disposizione ho usato quello che c'era (del resto al signor Darcy piacciono anche le more, frutti e donne....)

Nota a piè di pagina n. 2: la ricetta è quella che uso di solito per i muffin, ma questa volta al posto del burro ho usato della panna liquida (circa 150 grammi) , avanzata dalla torta di compleanno del sig. Darcy e  che dovevo finire, prima che inacidisse e così ho anche saltato il passaggio dello scioglimento del burro, ma ho diminuito il latte per non rendere troppo molle l'impasto.

Nota a piè di pagina n. 3: preparo la marmellata di more di gelso secondo la mia ricetta base, ma diminuendo un po' lo zucchero; soprattutto però mi armo di santa (e tanta) pazienza perchè ogni mora ha un picciolino che va staccato (viene via come un torsolo..),





martedì 5 giugno 2012

il sogno può bastare se le api sono poche





Per fare un prato occorrono un trifoglio ed un’ ape -
un trifoglio ed  un'ape
e il sogno.
Il sogno può bastare
se le api sono poche. 

Emily Dickinson
Dopo  il precedente fine settimana trascorso tra rulli e pennelli, scale da imbianchino e scatoloni di libri, dopo un susseguirsi di serate dedicate a ridare alla nostra casa fresca di bucato, un'apparenza  di ordine, dopo un sabato trascorso avvolta nel vapore del ferro da stiro,  sognavo una domenica  di sole e di azzuro e un pranzo all'aperto,  invece fin dal mattino il cielo è stato imbronciato. Io però  ormai mi ero affezionata al mio  sogno,  quindi niente pic nic sul prato, ma intorno al tavolo e in mancanza delle api, qualche coccinella .....


 Torta alle ciligie



Ingredienti

per la pasta
250 grammi di farina
2 uova
130 grammi di burro
15 grammi di zucchero
2 cucchiaini da caffè di lievito di birra secco 
(un po' più di mezzo cubetto di lievito fresco)
4 cucchiai di latte tiepido
1 pizzico di sale

per il ripieno
350 grammi di ciliegie
2 uova
120 grammi di zucchero
150 grammi di latte
200 grammi di ricotta
1 stecca di vaniglia
3 cucchiai di farina

Procedimento


Sciogliere il lievito di birra nel latte tiepido con un pizzico di zucchero; copriere e lasciar riposare in un posto riparato per una decina di minuti.
In una tazza sbattere energicamente le uova; in una terrina mescolare la farina col sale e lo zucchero; versare al centro le uova sbattute e la miscela di latte e lievito; mescolare  e unire il burro ammobidito; impastare fino ad ottnere una pasta liscia, lucida ed elastica, aggiungendo eventualmente un po' di farina. Coprire con un canovaccio e lasciar lievitare per un paio d'ore circa (o comunque fino a che è raddoppiata di volume).


Portare fino al punto di ebollizione il latte con la stecca di vaniglia e lasciar poi raffreddare.Montare le uova con lo zucchero fino ad ottenere una crema giallo chiaro, unire la ricotta e amalgamare bene e, infine, aggiungere il latte (dopo aver tolto la stecca di vaniglia) e la farina setacciata.
Stendere la pasta nella tortiera imburrata e cosparsa di pan grattato, facendo in modo che la pasta rivesta i bordi della tortiera stessa; versare la crema e distribuirvi le ciliegie (snocciolate se si ha pazienza, altrimenti intere, avendo l'accortezza di informare i commensali che c'è il nocciolo!).

 
Infornare a 200° per i primi 20 minuti, poi abbassare a 160° - 180° (dipende dal forno) e lasciar cuocere ancora un buon tre quarti d'ora.

Nota a piè di pagina n. 1: La torta,  che a me piace molto per la cremosità ed il profumo  della pasta lievitata che si mescola a quello della vaniglia, nella ricetta originale è molto più .....ricca. Io semplifico, da un lato per  facilitarmi la vita  e, dall'altro, per evitare che il girovita si allarghi oltre misura: la ricotta infatti dovrebbe essere panna, il burro dovrebbe essere quasi 2 etti, le uova  del ripieno dovrebbero essere tre e il ripieno stesso dovrebbe essere preparato come una crema pasticciera ....... 
 
Nota a piè di pagina n. 2: non cercate di abbreviare i tempi di cottura come ho fatto io le prime volte , scgliendo temperature più alte, altrimenti il centro della torta rimane  della consistenza di una crema ( buono, per carità, ma non bello da vedere) e il bordo si sbruciacchia.

Nota a piè di pagina n. 3: Non abbiamo ciliegi  e comprare le ciliegie per fare un dolce sembra (e forse è) uno spreco, visti i prezzi, ma questa torta è tanto buona che - almeno una volta all'anno - questa pazzia mi sembra lecita...















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