domenica 19 maggio 2013

La versione primaverile

Il primo segnale è stato all’inizio di  febbraio: biglietti per una serata a teatro già pronti nella borsetta e panico davanti alla scarpiera perchè delle scarpe nere nessuna era adatta alla mise elegante. Ho ripiegato sulle ovvie ballerine che con il vestitino nero di quella lunghezza mi davano un’aria da papera, ma ho pensato che gli occhi del pubblico sarebbero stati puntati sul palcoscenico, che io avrei potuto  starmene traquillamente seduta in palco con i piedi nascosti sotto la poltroncina, rischiando al massimo un’occhiata disgustata da una maschera abituata a ben altre eleganze.
Il secondo segnale è arrivato a marzo: la Pulce, mentre guardava il suo cartone animato preferito, mi ha domandato se per il mio compleanno avrebbe potuto regalarmi un vestito da sera rosa come quello di Mamma Pig; non ho la stazza di Mamma Pig, ma nel mio armadio il rosa è stato bandito a favore di più rigorosi colori.
Il terzo segnale ad aprile: persino mio padre, che normalmente non fa caso a queste cose  o, perlomeno, sorvola, ha tenuto a sottolineare che - pettinata come ero -  sembravo Grace Poole, personaggio oscuro e sgradavole di “Jane Eyre”, che  non è nè  un fiore di ragazza nè un modello di eleganza.
Di segnali, poi ne sono arrivati a cascata: la presa di coscienza che  ho più pantaloni da trekking che gonne vezzose,  la domanda della Pulce se quando ero piccola ci fossero i dinosauri, i mille dubbi di fronte all’idea di un pranzo a casa di una cara amica, al quale sarebbero stati presenti anche alcuni ex compagni di università che non vedevo da quasi vent’anni, il cambio dell’armadio (scelta mal azzeccata perchè sono tornata ai maglioncini di lana) durante il quale ho aperto gli occhi su abiti estivi nei quali il colore più acceso è il beige,
E se due indizi fanno una prova, tutti questi segnali  mi hanno portato a una certezza: è ora di portare un po’ di primavera non solo sul balcone per il quale, sfidando la pioggia, abbiamo comprato geranei e un'esplosione di fiorellini gialli, ma anche nel mio armadio, perchè esista anche la versione primaverile di Claudette, così  come esiste la versione primaverile della "torta col coperchio".

Ingredienti
 

Pasta frolla 
(partendo da 300 grammi di farina;  il resto viene di conseguenza).
4 mele renette  piccole  o 3 grosse
300 grammi di fragole
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di marmellata (frutti di bosco, lamponi o fragole)


Procedimento

Mentre la pasta frolla riposa, sbucciare le mele e tagliarle a fettine e poi a tocchetti, tranne una parte che servirà come "copertura" del ripieno; pulire le fragole e tagliarle a tocchetti, non troppo piccoli). Mescolare in una terrina fragole e mele con un paio di cucchiai di marmellata e con lo zucchero (più o meno di due cucchiai a seconda di quanto è dolce la marmellata scelta). 
Dividere la pasta frolla in due parti di cui una più abbondante. Stendere la metà più grande - concetto sbagliato, ma rende l'idea - e foderare una tortiera col fondo mobile, già imburrata e cosparsa di pan grattato, cercando di tenere un bordo piuttosto alto. Versare il ripieno, livellarlo e coprirlo con le fettine di mela prima  tenute da parte. 
Stendere la seconda porzione di pasta frolla a formare il "coperchio" della torta e, aiutandosi con il mattarello, appoggiarlo sul ripieno. Ripiegare i bordi, sigillando bene. Cuocere  a 180° - 200° per un'oretta o, comunque, fino a che la pasta è ben dorata. Servire fredda, in modo che il ripieno abbia il tempo di  rassodarsi e assestarsi, altrimenti tagliando le fette mele e fragole fuoriescono in maniera poco elegante. 



Nota a piè di pagina n. 1: mio padre fa riferimento, quanto ad acconciatura, alla Grace Poole del vecchio sceneggiato RAI che lui ha in mente, con Raf Vallone. Mamma Pig è invece la mamma di Peppa Pig, eroina del cartone animato più amato dalla Pulce in questo periodo.

Nota a piè di pagina n. 2:  il rinnovamento è iniziato con un paio di orecchini di (false) perle scaramazze, dono per la festa della mamma e con dei luminosi colpi di sole (visto che sembra l'unico modo per avere il sole ....)

domenica 5 maggio 2013

Stivali, ballerine e asparagi


Fino al quaranta de masc se mola minga i strasc, dice il proverbio nostrano che mi lasciava perplessa quando ero bambina (ma come il quaranta di maggio?). E' meglio quindi che io mi rassegni e lasci perdere di  pensare a merende sui prati dietro casa, all'acquisto dei fiori per il balcone o delle scarpe leggere col tacchetto che slancia.
Sarebbe più serio pensare a  noleggiare un’arca, come quella di Noè per imbarcarmi  con la Pulce e il signor Darcy, il canarino Ulisse e Polifemo il pesce rosso, gli ultimi libri ritirati in biblioteca e  una congrua quantità di matassine di moulinè di ogni sfumatura per  i ricami destinati a tutti i miei nipotini in arrivo.
Forse sarebbe ancora più serio pensare a dotarmi di un paio di stivali da pioggia, magari rosso fuoco, come quelli della Pulce: eviterei di arrivare in ufficio con i pantaloni  - rigorosamente blu -  bagnati fin sotto il ginocchio e le ballerine - altrettanto rigorosamente blu - che imbarcano acqua e  fanno sguisc sguisc, come è successo l'altro giorno.
Il risultato della giornata è stato un paio di ballerine defunte, i miei piedi con sfumature blu (non solo per il freddo) e un mazzo di asparagi che ha cambiato destinazione: non la terrina di  asparagi, ricotta e pane nero  che Sabrine ha proposto pochi giorni fa, ma la sua vellutata di fave e asparagi  alla quale da un po' facevo la corte: sapori e colori di primavera che mi hanno scaldato  il cuore e riconciliato con la primavera di quest'anno, che sembrerebbe autunno se non fosse per la brillantezza di smalto dei colori.

 INGREDIENTI
(le dosi riportate sono quelle di Sabrine; io le ho dimezzate, 
ma ho fatto male perchè ne avrei gustato un secondo assaggio)

1 mazzo di asparagi (in realtà la mia era asparagina)
4 pugni di fave fresche
1 porro (che io ho omesso perchè il signor Darcy non ama il sapore dolce dei porri)
1 scalogno grande
un rametto di timo fresco (freschissimo perchè viene dalla pianta sul balcone!)
3 cucchiai di olio extra vergine di oliva
un litro di brodo di pollo 
(sostituito con brodo di dado granulare perchè avere il brodo di pollo pronto non è cosa da tutti i giorni)
sale e pepe

PROCEDIMENTO

Pulire le fave, lavarle e buttarle in un pentolino di acqua bollente per qualche minuto (Sabrine dice 3 ma io non sono mai precisa); quindi scolarle, passarle sotto l'acqua fredda e togliere le pellicina.
Pulire anche gli asparagi, lavarli  e tagliarli a tocchetti 4-5 cm, tenendo da parte le punte.
Pulire lo scalogno  e affettarlo sottile (idem per il porro se lo si usa). Rosolare nell'olio scalogno, asparagi ( e porro) in una pentola con i bordi alti, aggiungendo il brodo a filo quandole verdure sono sul punto di attaccarsi. Far bollire per 5 minuti, quindi aggiungere le punte degli asparagi e le fave sbollentate e mondate. Far bollire ancora per una decina di minuti al massimo, aggiungendo altro brodo se è necessario.
Aggiustare di sale (il pepe qui non è di moda), aggiungere le foglioline di timo e ridurre in crema con il frullatore a immersione.
Sabrine consiglia di lasciar riposare un po' perchè le creme di verdure migliorano se preparate in anticipo: il "riposo" per me è durato un quarto d'ora, dato che giocare d'anticipo in settimana per me è difficile. Comunque  la vellutata è stata apprezzata anche senza riposo e senza le punte d'asparago  e le favette decorative, che avevo coscienziosamente tenuto da parte, ma che  mi sono mangiata mentre apparecchiavo la tavola.


Nota a piè di pagina n. 1: scartata la soluzione "Arca di Noè" e tenuto conto che  gli stivali da pioggia, specie se rossi,  susciterebbero i pettegolezzi dei miei colleghi, abituati alla mia noiosa sobrietà, forse la soluzione migliore sarà  tenere in un armadio segreto in ufficio anche un paio di ballerine di ricambio.

Nota a piè di pagina n. 2 : una precisazione sull'asparagina, che non è la pianta d'appartamento d'altri tempi, quella ricadente, tristissima e verdolina,  che una volta faceva (bella) mostra di sè sui pianerottoli; qui nel nord piovoso - non so altrove - vengono etichettati come asparagina gli asparagi di seconda scelta, quelli un po' più piccoli e magrettini.