domenica 25 agosto 2013

la misura dell'estate

Quando finisce l'estate?
Secondo il calendario manca ancora quasi un mese, ma stasera sera mia sorella svuoterà la mansarda del nonno e ripartirà con armi, bagagli, gatti, marito e tre figli,   il signor Darcy rimetterà il badge nel portafogli e archivierà bermuda e pantaloni da trekking  per un più sobrio abbigliamento da ufficio, mentre io - che il  badge dalla borsa non lo tolgo mai - inizierò a pensare alle... decorazioni natalizie.
Quanto è durata quest'estate?
Per i miei nipoti un'eternità, un'estate così lunga che sono stanchi dei pomeriggi al lago e desiderano tornare a casa.
Per me è trascorsa in un soffio, sparita in un attimo: luglio si è srotolato veloce tra un  impegno di lavoro e un altro, agosto si è frammentato tra i pochi giorni di vacanza nel posto magico, le giornate in ufficio, con il deserto intorno, dedicate a mettere mano a quello che durante il resto dell'anno rimane in secondo piano, e gli sporadici giorni di ferie, agguantati all'ultimo momento.
E' stata un'estate durante la quale cercare di dimenticare - almeno per qualche momento -  le tensioni lavorative e di  vedere le cose nella giusta prospettiva; un'estate in cui capire quali  pedine muovere sulla disordinata scacchiera che è diventata il mio ufficio.
E' stata un'estate di treni in transito, su cui mi sono arrovellata se salire o meno, e che poi ho lasciato passare, salutando gli altri viaggiatori affacciati al finestrino.
E' stata l'estate in cui il mio desiderio più grande - che è rimasto un sogno - è stato non avere termini nè scadenze, potermi sedere sul terrazzo con il ricamo in mano, scegliendo di smettere non perchè me lo dice l'orologio, ma semplicemente  perchè non ho più voglia di fili colorati e crocette.
E' stata l'estate di una nuova nipotina e di bambini  che sono cresciuti di colpo, mentre io non riesco più a ricamare con le lenti a contatto.
E' stata anche l'estate di un fine settimana al mare capitato per caso, dei sei anni della Pulce e della caccia al tesoro, l'estate dei picnic al lago, delle bici finalmente senza rotelle, dei musi lunghi di chi vuole arrivare sempre primo, delle lacrime di chi arriva ultimo e con un ginocchio sbucciato, l'ultima estate senza compiti delle vacanze, delle escursioni in cui la Pulce trionfante ha staccato tutti in salita, l'estate in cui  sono tornata sui sentieri percorsi più di quindici anni fa e  in cui ho provato di nuovo il brivido dei piedi immersi in un gelido torrente  di montagna,  l'estate di Achille, il nuovo arrivato, che si acciambella pigro nella sua cesta; è stata l'estate delle ricette corteggiate e accantonate per mancanza di tempo, di piatti improvvisati, di cene promesse e rimandate.
Ma, per farmi perdonare e per allungare ancora un po', prima dei temporali che si stanno annunciando a colpi di grancassa, questo scampolo di agosto con il cielo così terso da sembrare dipinto, l'altro giorno ho impastatato per tutto il pomeriggio, per mantenere fede alla tradizione della serata "pizza, piade e gnocco fritto".

GNOCCO FRITTO

INGREDIENTI 
(metà della ricetta originale che parte da 1 kg di farina)

500 grammi di farina bianca
250 grammi di acqua frizzante
2 cucchiai di olio
10 grammi di sale
3,5 grammi di lievito di birra secco (mezza bustina) 
oppure mezzo cubetto di lievito di birra fresco
1 pizzico di zucchero
olio o strutto per friggere

PROCEDIMENTO
In una ciotolina sciogliere il lievito in un po' d'acqua non fredda con lo zucchero e aspettare che formi la solita schiuma in superficie. Versare la farina in una ciotola ampia (io non sono brava a fare la fontana sulla spianatoia), creare un incavo al centro e versare il lievito attivato e  l'acqua frizzante e impastare; aggiungere l'olio e il sale, amalgamando bene. Lasciar riposare l'impasto per un'ora e mezza, coperto.
Quando la pasta è raddoppiata di volume, sgonfiarla e stenderla con il mattarello fino ad uno spessore di circa 3 mm. Tagliare delle strisce larghe 8-10 centimetri (a occhio!) e dividerle in losanghe di 10-12 centimetri (sempre a occhio).
Far scaldare l'olio o  lo strutto - come vorrebbe la tradizione (!!)  e friggere (!!) poche losanghe per volta, che si gonfiano in cottura, fino a che sono dorate.
Far asciugare su carta da cucina e servire caldo, accompagnato da prosciutto crudo, salame o mortadella .
 


Nota a piè di pagina n. 1: e sì, qualche volta friggo, con le finestre aperte e un pentolino in cui bolle una mistura di acqua, scorza d'arancia, cannella, chiodo di garofano....

Nota a piè di pagina n. 2 la ricetta fa parte ormai del ricettario di famigilia ed era stata dettata a mia madre da una signora emiliana sua compagna di sventura in uno degli ultimi ricoveri in ospedale.

Nota a piè di pagina n. 3: la ricetta delle piade (dettata dalla proprietaria dell'albergo sulla riviera romagnola in cui abbiamo trascorso più di una vacanza da bambini) un'altra volta.

Nota a piè di pagina n. 4: forse, prima che alle decorazioni natalizie, sarà meglio che io pensi ad etichettare tutto il materiale scolastico della Pulce...










mercoledì 14 agosto 2013

Vacanze d'agosto





L'Erba ha così poco da fare -
Una Sfera di semplice Verde -
Con solo Farfalle da covare
E Api da intrattenere 
 -E agitarsi tutto il giorno alle amabili Melodie
Che le Brezze portano con sé -
E tenere la Luce del Sole in grembo
E inchinarsi ad ogni cosa -
E infilare Gocce di Rugiada, tutta le notte, come Perle -
E farsi così fine
Che una Duchessa sarebbe troppo comune
Per degnarla di uno sguardo -
E anche quando muore - trapassare
In Odori così divini -
Come Umili spezie, che giacciono nel sonno -
O Nardi indiani, morenti -
E poi, in Sovrani Fienili dimorare -
E sognare i Giorni lontani,
L'Erba ha così poco da fare
Che vorrei essere Fieno -

Emily Dickinson 


Buon Ferragosto 
(se è una festa che vi piace....)